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  • UN ASPETTO CURIOSO DELLA MOSTRA DI GIOTTO A MILANO.

    04/09/2015 Autore: Monica Carofalo
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    La storia di Tiziano è strettamente legata alla città di Venezia, mentre quella di Botticelli a Firenze. Un po’ fuori dall’ordinario quindi organizzare una mostra che evidenzi il tributo che l’artista ha dato in città diverse da quelle a cui è stato fortemente legato. E’ questo ciò che rende la mostra di Giotto a Milano ancora più originale.

    Così, la capitale meneghina ha superato questa specie di regola e, assumendo il profilo di città internazionale che soprattutto l’Expo le ha confermato, ha organizzato un’impegnativa rassegna su Giotto, mettendo proprio in risalto il legame speciale che l’artista ebbe con Milano. Era il 1535 quando, oramai settantenne, l’artista venne inviato dagli amministratori fiorentini nella capitale meneghina per questioni politiche.

    All’epoca Giotto era capo nella direzione dei più importanti cantieri di Firenze come quello del Duomo; costituiva un’eccellenza a livello nazionale e aveva lavorato in diverse città cambiando la storia della pittura. Dante lo celebra come miglior artista del suo tempo nel passo del Purgatorio della Divina Commedia.

    Da Roma, dove lavorò per il Papa, a Napoli, per gli Angioini, a Rimini, Bologna, Padova e Assisi, fino a Milano dove giunse negli ultimi anni della sua vita, lasciò in eredità opere memorabili e universali.

    Firenze, per mantenere buoni rapporti di amicizia con Milano, città Viscontea all’epoca in grandissima ascesa con un ruolo chiave nello scacchiere italiano, incaricò il maestro di trasferirsi.

    Qui lavorò presso la corte dei Visconti realizzando due cicli di dipinti murali nel Palazzo Ducale, purtroppo andati perduti in seguito alle opere di trasformazione che l’edificio subì nel ‘700.

    Dalle testimonianze degli storici sappiamo che Giotto dipinse anche una serie di uomini illustri della società del tempo tra cui lo stesso Azzone Visconti.

    A Milano il maestro lavorò mettendo all’opera due dei suoi allievi migliori: Giottino e Stefano Fiorentino.

    Il primo dipinse una grande Crocifissione custodita nella Chiesa di San Gottardo, un tempo cappella ducale, mentre Stefano Fiorentino è ricordato per il grande tiburio dell’Abbazia di Chiaravalle.

    Giotto fu il primo maestro che seppe “dipingere” lo spazio profondo, ambientare figure dentro architetture quasi reali, descrivere la vita, l’uomo e la natura.  Milano resa città internazionale 2015 grazie ad Expo, non poteva non esaltare e ricordare l’innovazione dell’arte portata da questo grande artista, che ha oltrepassato il tempo e i confini geografici.

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