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  • 21° DI TEMPERATURA E 50% DI UMIDITA’: IL CLIMA IMMUTABILE DEL CENACOLO

    09/02/2017 Autore: Redazione
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    Era il 1566 quando Giorgio Vasari, a proposito del Cenacolo, scriveva “Non si scorge più, se non una macchia abbagliata”.

    Liste d’attesa lunghissime per visitare una delle creature più fragili della storia dell’arte italiana: l'Ultima Cena di Leonardo da Vinci, affrescato con tempera grassa tra il 1495 e il 1498, sull’intonaco di una parete nell’ex refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie in corso Magenta.

    L’accesso è consentito tassativamente solo a 30 visitatori ogni 15 minuti, dopo essere stati prima “spolverati” nella bussola che precede l’ingresso al refettorio: al microcosmo in cui è conservato uno dei più grandi e celebri capolavori del Rinascimento italiano non è concessa nessuna variazione di temperatura perché il rischio di estinzione è altissimo. Tutto questo perché l’umidità è il nemico più grande e pericoloso della singolare tecnica sperimentale utilizzata da Leonardo in questo suo capolavoro.

    Recentissima la notizia che, per consentire di perfezionare i sistemi informatici che garantiscono il livello climatico necessario alla conservazione dell’affresco, verranno aggiunte due nuove unità: una per il filtraggio e una per il condizionamento dell’aria che sfrutta il principio dell’osmosi.

    L’obiettivo è monitorare digitalmente ogni minima variazione e far fronte anche a quelle imprevedibili grazie a una tecnologia di altissima efficacia in grado di calcolare in tempo reale ogni mutamento, autoregolandosi di conseguenza.

    Sebbene indubbiamente molto deteriorato rispetto a quella che deve essere stata la versione originaria, dopo essere resistito ai secoli, ai devastanti danni delle truppe napoleoniche che, all’inizio del XIX secolo, trasformarono il refettorio in stalla e luogo di bivacco, dopo essere miracolosamente sopravvissuto ai bombardamenti della seconda guerra mondiale che nel ’43 rasero al suolo la volta del refettorio e le pareti circostanti…il Cenacolo continua a stupire, a regalare emozioni indescrivibili a chi ha la possibilità di sostarci davanti anche solo qualche minuto e a rimanere uno dei miracoli/misteri inspiegabili nella storia dell’arte.

     

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