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  • IL ROMANTICO STENDHAL NELLA SUA AMATA MILANO

    08/06/2015 Autore: Monica Carofalo
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    Tutte le città sono fatte di luoghi particolari in grado di suscitare emozioni in chi li vive o li visita. A volte capita alla maggior parte delle persone, in altre sono pochi ad avere questo privilegio. Così quando le visioni coinvolgono interamente o quando ad un posto si lega un proprio ricordo, ecco che quell’immagine diventa un dettaglio unico che resta nel cuore. Un angolo tra due vie o di una piazza, una panchina, una terrazza, un monumento, possono diventare romantici, suggestivi ed emozionanti. E’ quanto accadde a Stendhal nei suoi lunghi soggiorni a Milano.

    Lo scrittore francese amò alla follia la città. Era l’8 settembre del 1811 quando, a dieci anni dalla prima visita, ritornò a Milano e suonò alla porta di Angela Pietragrua, la donna da lui sempre desiderata. E’ un momento unico e appassionante per Stendhal, tanto che volle annotarlo in maniera indelebile sulle bretelle che indossava.  

    E’ Milano che fece battere il cuore dello scrittore, da subito, appena arrivato nel lontano 1800, soggiornando nel palazzo D’Adda (oggi in via Manzoni), sulle sponde del Naviglio, alla Conca dell’Incoronata, o alla Scala.

    La citta era la sua “beauté parfaite” (bellezza perfetta). E’ risaputo il suo amore per Milano a tal punto che, rientrato in città dopo un periodo d’assenza, rimase addirittura commosso dall’odore, che veniva dalle strade percorse da carrozze, carretti trainati da cavalli ai quali non si poteva impedire di lasciare il loro letame.                                                                                                                                                                                                                                                                           

    Il grande affetto per la città è testimoniato da quanto contenuto nelle sue opere, dove monumenti, vie o abitudini milanesi diventarono ricordi importanti ed essenziali. Il teatro alla Scala suscitava in Stendhal piacere con la musica, ma pure un grande fascino perché, non essendoci lampade in sala, l’unica fonte di luce era quella riflessa dal palcoscenico. Il Duomo maestoso che, al delicato chiarore della notte, veniva travolto dall’atmosfera magica che genera il silenzio assoluto, con le piramidi di marmo bianco, così gotiche e slanciate sul blu cupo di un cielo ornato di stelle scintillanti, formando uno spettacolo unico al mondo. Corso delle carrozze sui Bastioni di Porta Venezia, tutti i giorni alle due del pomeriggio, era scenario di una sfilata della buona società che transitava a cavallo o in carrozza. E che dire poi dei Navigli, definiti da Stendhal i canali boulevard e le campagne (all’epoca fuori Porta Lodovica) di Milano? O Palazzo D’Adda, dove soggiornò per la prima volta arrivato a Milano? Una casa ancora incompiuta, con mattoni nudi, e con un magnifico cortile interno e una scala che permetteva di salire per godere appieno di una vista stupenda sulla città. E non poteva mancare la cucina: il gusto e il sapore delle cotolette impanate, suo piatto preferito, spesso ricordato e citato quando, tornato in patria, il suo pensiero andava alla cara città lombarda.

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