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  • SULLE ORME DI RENZO E LUCIA - Seconda parte

    15/05/2015 Autore: Monica Carofalo
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    Capitolo XXXIV de “I Promessi Sposi”: Alessandro Manzoni narra il secondo viaggio di Renzo Tramaglino a Milano, questa volta alla disperata ricerca di Lucia. Pieno agosto del 1630: la città è devastata dalla peste e per esigenze sanitarie l’ingresso è consentito solo a chi è in possesso di un certificato. Renzo ne è sprovvisto, ma non si arrende ed è fermamente deciso a superare l’accesso ed entrare comunque in Milano. Seguiamolo.

    Arrivato da Monza si ritrova davanti a Porta Nuova, passaggio obbligatorio, presidiato dalle guardie. All’arrivo del carro dei monatti, coloro che trasportavano i malati e seppellivano i morti, succede che la sorveglianza resta sguarnita in quanto i soldati si sono recati a porgere l’ultimo saluto al loro capo morto di peste. Renzo approfitta della situazione ed entra in città. L’obiettivo è raggiungere la casa di don Ferrante, situata nel centro della città.

    Passata Porta Nuova, Renzo imbocca il Corso del Dazio oggi Corso di Porta Nuova. All’epoca si presentava come una distesa di prati e orti con pochissime costruzioni. La strada conduce al canale del Naviglio: Renzo è sicuro di aver preso la direzione giusta. Volge lo sguardo verso la croce di Sant’Eusebio, oggi fontana di San Francesco in via Moscova, all’epoca via Santa Teresa perché sorgeva la chiesa e il convento della santa mentre oggi è una Mediateca. Intravede la sagoma di un uomo che avanza verso di lui. Perché non chiedere informazioni su quale percorso seguire per raggiungere la casa di don Ferrante? Così gli va incontro. Il passante lo scambia per un untore e arriva a minacciarlo con un bastone. Renzo deve scappare ritrovandosi sul naviglio della Martesana, attualmente non più visibile. Svolta a sinistra verso il centro, in via San Marco, e all’altezza dell’attuale civico 14 è colpito dalle grida di una donna che, chiusa in casa con i suoi bambini perché sospettata di avere la peste, richiama l’attenzione dei passanti. Quindi passa davanti all’odierno Liceo Parini fino a giungere in Piazza San Marco, dove si trova la macchina della tortura. Terrorizza solo a vederla!  Qui continua a sentire, in modo sempre più assillante, il suono del campanello. Chi sarà mai? Di colpo, ecco comparire un uomo con in mano il campanello seguito da una scia di carri carichi di vittime della peste, ammassate le une sulle altre. Non c’è che tristezza e desolazione, ma è fondamentale aggrapparsi alla speranza che in quegli ammassi non ci sia la sua Lucia!

    I carri si allontanano e Renzo riprende il cammino: passa davanti alla chiesa di San Marco e al Naviglio. Li supera, attraversa il ponte Marcellino e finalmente arriva in prossimità del centro della città.  E’ nell’attuale via Borgonuovo, dove scorge un uomo sulla strada, un prete. Renzo si avvicina e ottiene informazioni per il palazzo di don Ferrante. La strada indicata è per lui sconosciuta: via Croce Rossa. Segue le indicazioni e si ritrova nei pressi del connubio di Porta Nuova, oggi via Manzoni. Qui la scena che gli si para davanti è indescrivibile: squallore, desolazione, abbandono, cupo silenzio e cattivo odore proveniente dai cadaveri abbandonati per strada.

    Da qui in poi, Manzoni non dà informazioni precise sul percorso di Renzo, ma secondo alcuni storici, per raggiungere la casa di don Ferrante, situata molto probabilmente in via Gesù, Renzo passa per via Bigli, e proprio al civico 10 assiste alla toccante e commuovente scena di una donna (“dotata di quella bellezza molle e maestosa che brilla nel sangue lombardo”) che lentamente posa la figlia Cecilia morta sul carro dei monatti.

    Renzo è profondamente toccato, prega per l’anima della donna e della figlia, ma deve proseguire e finalmente giunge a destinazione. Lucia però non si trova più qui, ormai è al Lazzaretto (ospedale dove un tempo si isolavano gli ammalati incurabili). In quel momento passa un carretto di monatti che trasporta i malati al Lazzaretto.

    Renzo balza sul carro e, arrivato nei pressi di Corso Venezia, riconosce la strada del suo primo viaggio a Milano. Salta giù dal carro e corre a perdifiato verso il Lazzaretto. Qui trova la sua Lucia.

     

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