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  • LA CASA SEMPRE IN CIMA AI DESIDERI DEGLI ITALIANI

    E’ stata recentemente presentata a Torino l’indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani, frutto della collaborazione, avviata nel 2011, tra Centro Einaudi e Banca Intesa San Paolo.

    Basata su un sondaggio Doxa, la ricerca analizza motivazioni, obiettivi e scelte di un campione rappresentativo di risparmiatori italiani (1564 famiglie), avvalendosi anche delle serie storiche derivanti dai rapporti sul risparmio che il centro studi realizza dal 1982.

    L’indagine prende in esame i temi del risparmio e degli investimenti. Un capitolo è dedicato agli immobili.

    Il 77,6 % delle famiglie intervistate vive in un’abitazione di proprietà. Si tratta di una percentuale che cresce con l’età: nella fascia d’età 25-34 anni, il possesso dell’abitazione riguarda poco meno del 60%, mentre si raggiunge l’85% tra i 55-64enni.

    La crisi non ha mutato le ragioni profonde, sicuramente più culturali che finanziarie, secondo le quali gli italiani desiderano vivere in una casa di proprietà: si tratta di una preferenza che ha trasformato, negli ultimi decenni, il nostro in un Paese di proprietari immobiliari. Questo costituisce tuttora il  fondamento di una certa solidità delle famiglie, tanto da poter pensare alla diffusa ricchezza immobiliare come ad uno dei possibili rimedi per far fronte ai problemi di previdenza e assistenza generati dal progressivo invecchiamento della popolazione.

    Il valore medio, per famiglia, del patrimonio immobiliare, auto-stimato al netto dei mutui in corso, approssima i 217 mila euro e corrisponde a una ricchezza immobiliare complessiva, a livello nazionale, pari a circa 3 volte e mezzo il Prodotto Interno Lordo.

    Dall’indagine emerge chiaramente l’apprezzamento dell’immobile di proprietà per il ruolo che svolge nell’economia della famiglia. Il principale aspetto è quello dell’utilizzo come abitazione, preferito al pagamento di un canone di locazione: lo afferma il 56% degli intervistati.

    Il 22,9% ricorda inoltre che l’immobile potrà essere utilizzato in età avanzata per disporre di una rendita. Di particolare interesse è il motivo ereditario, rilevante per oltre metà del campione. E’ possibile azzardare l’ipotesi che lo scarso apprezzamento per il prestito ipotecario vitalizio sia collegato anche a questo aspetto: lo strumento, infatti, facendo ricadere il debito sugli eredi, vanifica (parzialmente) l’utilizzo dell’immobile per la trasmissione ereditaria.

    Nel corso del 2016 circa il 5 % degli intervistati ha comprato un’abitazione. Tra i 45-54enni, il 6,3 % ha effettuato un acquisto e l’1,2 % ha scelto un immobile da investimento. Trasformando le intenzioni di acquisto di case in valori assoluti, è possibile stimare, con un certo livello di approssimazione, una domanda immobiliare pari a 1,5 milioni di case, corrispondenti a tre volte il numero di transazioni di edilizia residenziale del 2016, che sono state poco più di 500 mila.

    Se le difficoltà del settore immobiliare non sono ancora finite, è però possibile cogliere i segni di una nuova possibile ripartenza. Incrociando i dati elaborati nelle risposte fornite, è possibile ricavare che la ripresa delle transazioni è accompagnata dalla generale percezione di una maggiore liquidità dell’investimento immobiliare.

    Nel contempo, le condizioni di accesso al credito sono più favorevoli, tanto che l’incremento delle erogazioni ha portato, dal 2014, alla risalita delle consistenze dei finanziamenti. Inoltre i prezzi delle case sono storicamente bassi, in alcuni casi hanno rallentato la discesa e in altri sono in lieve ricrescita.  Il numero di famiglie che ritiene l’acquisto di una casa fuori della loro portata è in diminuzione. Se a tutto questo si aggiungono le scarse possibilità di rendimento offerte dai mercati finanziari, non è difficile immaginare come l’idea di acquistare un immobile possa riprendere forza.

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