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  • ALLA SCOPERTA DEL GIARDINO DELLA GUASTALLA.

    13/07/2015 Autore: Monica Carofalo
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    Sono davanti al Tribunale e aspetto la mia amica Maria. Ci siamo date appuntamento per un saluto prima delle vacanze. Lei lavora qui vicino.

    Eccola! Ciao Maria, come stai? Bene, grazie e tu…. E’ un bel po’ di tempo che non ci vediamo! Gelato? È la proposta di Maria. Impossibile rifiutare. Conosco un posto qui vicino dove il gelato è veramente buono. Maria mi invita a seguirla. Ci spostiamo in via Freguglia, entriamo in un bar, io prendo un gelato alla frutta, limone e fragola, Maria va sul classico …cioccolato e crema!

    Mentre gusta il super cono mi chiede se ho voglia di fare due passi. Molto volentieri. Tra una chiacchiera e l’altra, svoltiamo in via Zaccaria, una strada dove incrociamo gente in giacca e cravatta, munite di faldoni e valigette. Di sicuro avvocati o impiegati di studio.

    Mentre racconta dei suoi progetti per le vacanze, Maria cammina sicura tra vicoli e vicoletti e io dietro. Si capisce che la zona la conosce molto bene. Svoltiamo a sinistra, in via della Guastalla. Ora mi oriento meglio: stiamo andando ai giardini, che ho sempre trovato molto affascinanti. Mentre passeggiamo, costeggiamo un grande edificio, con dei soldati che montano la guardia. Maria richiama la mia attenzione, dicendomi che si tratta della sinagoga centrale di Milano, il simbolo dell’ebraismo milanese da 120 anni. Se ti capita vai a visitarla mi suggerisce, merita veramente.

    Guardo con più attenzione la costruzione e noto la facciata decorata a mosaici oro e blu cobalto e le finestre di vetrate colorate. Mi ha incuriosito, non mancherò di tornare per visitarla internamente.

    Proseguiamo ed eccoci, dentro i giardini. Che meraviglia! Sediamoci lì. Maria mi indica una panchina all’ombra, da dove si può meglio guardare la bellezza del posto. Sono solita fare la pausa pranzo qui, è così rilassante, dice Maria sorridendo. Mi soffermo sempre a pensare come poteva essere il monastero che un tempo sorgeva proprio qui. Guarda la mia faccia stupita e mi chiede se per caso conosco la storia dei giardini. No, è la mia risposta. Gli occhi di Maria all’improvviso si illuminano come se non aspettasse altro che iniziare il suo racconto. E incomincia: un tempo, era il giardino di un monastero fondato dalla contessa di Guastalla per educare nobili fanciulle milanesi che avevano perso il loro titolo nobiliare. Senza dote e altri mezzi di sostentamento, sarebbero finite in convento o in mezzo ad una strada.

    Poi, nel 1939, il comune di Milano decise di trasferire il monastero a Monza e di aprire al pubblico il parco, come regalo ai cittadini. Ho letto da qualche parte, continua Maria, che un tempo il giardino era unito a Palazzo Sormani, l’edificio storico che si trova poco più avanti in corso di Porta Vittoria, oggi sede della biblioteca centrale di Milano.

    Ascolto Maria in silenzio, con grande attenzione. Il suo racconto e il suo tono di voce mi rilassa e mi fa ammirare ancora di più la bellezza del posto. Avrei una grande voglia di distendermi sul prato, come quel gruppetto di ragazzi che sull’erba, fanno forse finta di studiare. Lo sguardo però mi porta a soffermarmi davanti a noi. C’è una peschiera, un vero gioiello in stile barocco con le balaustre di pietra e con le ringhiere di ferro che formano due terrazze in comunicazione tra loro tramite quattro rampe di scale. Maria, notando che osservo la peschiera, sempre con un sorriso sulle guance, mi asseconda dicendomi che quando fu costruita, la peschiera era alimentata dalle acque dei Navigli, in quanto la cerchia passava proprio qui vicino. Era utilizzata come una vera e propria vasca per l’allevamento dei pesci. Guarda lì c’è anche un’edicola, seicentesca che contiene un gruppo di statue in terracotta policroma con la Maddalena e gli angeli. Rappresenta l’assunzione in cielo. Più in là c’è un tempio molto piccolo in stile neoclassico che è stato realizzato dall’architetto Luigi Cagnola.

    Osservo con attenzione, come una brava allieva, quanto indicato da Maria, quando, alzata dalla panchina, un bambino su un monopattino quasi mi sfiora dirigendosi velocemente verso un area dove lo aspettano gli amici. Ecco quella è l’area bimbi, non poteva mancare!

    Maria mi chiede ancora di seguirla e mi indica una pianta, è l’albero dei sigari. E’ strano, molto particolare, con il tronco contorto e monumentale, e la chioma asimmetrica. Attorno ci sono altri alberi: tiglio, magnolia, noce nero, acero, ecc.. mentre nell’area giochi dei bambini c’è un gruppo di faggi che provocano una vasta zona di ombra. Qui, continua Maria, c’è anche un percorso botanico. Se ti va possiamo tornare e farlo. Volentieri!

    Guardo l’orologio, si è fatto tardi. Il tempo è volato assieme a Maria.

     

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